I corti del Torino Film Festival

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Diciotto cortometraggi hanno composto la selezione di Spazio Italia, unico concorso dedicato al formato breve al Torino Film Festival numero 40, svoltosi dal 25 novembre al 3 dicembre 2022.

Diciotto titoli scelti senza confini, se non quelli di origine di autori e autrici: documentari e lavori sperimentali, commedie e drammi storici, osservazioni e analisi, prove di recitazione e idee intriganti.
A vincere è stata Ilaria Di Carlo con il suo “Sirens”, una stupefacente osservazione dall’alto di una miniera di carbone tedesca, un corto documentario prodotto in Germania e girato interamente in elicottero, sognante e inquietante.

La giuria, composta da Erica Favaro, Ilaria Feole e Luisa Porrino, ha sottolineato come questo lavoro ci metta “di fronte all’arroganza dell’uomo contemporaneo nel plasmare l’ambiente”.

Il Premio speciale è andato al divertente “Old tricks” di Edoardo Pasquini e Viktor Ivanov, in cui un’anziana coppia passa il tempo del lockdown facendosi scherzi sempre più dark e sempre più pericolosi… In bianco e nero, spietato ma riuscito, il corto “centra l’obiettivo” e si fa apprezzare.
Un terzo premio è andato invece a “Ritirata” di Gianmarco Di Traglia, insignito di una menzione per l’ottima prova dei suoi co-protagonisti, il convincente Antonio Bannò e la sempre più brava Romana Maggiora Vergano, impegnati in una crudele “sfida” di coppia che non ci stupiremmo veder sfociare qualche decennio dopo negli scherzi mortali dei personaggi di “Old tricks”…
  
La selezione, firmata dall’intero comitato del TFF (volutamente non sono stati indicati i nomi di chi si è occupato delle varie sezioni), è stata come detto ampia, ma la giuria ha saputo riconoscere gli stessi titoli meritevoli che anche chi scrive ha apprezzato maggiormente.
La varietà di scelta ha reso meno semplice apprezzare in ugual modo le diverse proposte: i film sperimentali di Federica Foglia (“Perpendicolare avanti” e “Autoritratto all’inferno”) e “Zio Palmiro” di Luca Sorgato sono sembrati ancora più estremi accanto ai toni cupi ma un po’ didascalici de “La copia perfetta” di Riccardo Lanaia, al triangolo de “L’anniversario” del regista romeno ormai adottato dall’Italia Marius Gabriel Stancu o all’altra coppia in crisi (con e senza cane) di “Canine” di Lorenzo Mandelli.
  
Cerca la commedia ma esagera coi toni sprecando un po’ uno spunto curioso “Pizza panic”, firmato da Leonardo Malaguti, mentre convince solo in parte il poetico “Lo sguardo esterno” del veterano Peter Marcias. Il passato visto con gli occhi romantici della gioventù accomuna “Cicciolina Pocket” di Claudio Casazza e “Ughetto Forno Il partigiano bambino” di Fabio Vasco, ma qualcosa non convince nel lavoro di ricostruzione, che in entrambi i casi lascia lo spettatore un po’ lontano.
Tre altri documentari molto diversi tra loro, “La via del ferro” di Francesco Cannavà, “Balaena” di Alessia Cecchet e “Il piccolo Golem” di Federica Quaini, sono stati applauditi per il valore delle storie raccontate e per la costruzione della messa in scena, ma non sono riusciti a emozionare al pari del lavoro di Ilaria Di Carlo, che si conferma un talento irregolare e da continuare a seguire anche nelle sue opere future.
  
 

 

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